ore 9, in tutta calma
raggiungiamo Cusio e superato il centro storico, lasciamo la macchina
lungo la strada precisamente alla curva degli Sciocc, ben visibile
per la presenza di numerose macchine e grazie ad un cartello che
indica se il rifugio Benigni è aperto o no.
Ci incamminiamo per il
sentiero 108. Il primo pezzo sale piuttosto dolcemente, costeggia il
bosco fino a raggiungere una grande baita, qui il sentiero si apre,
un ruscello scorre tranquillo e si intravede il sentiero che si
inerpica lungo la montagna. Segue un tratto abbastanza ripido con una
serie di tornantini, fino a quando, superato questo punto il
paesaggio si apre, alla nostra destra c'è la montagna alla sinistra
guardiamo a valle fino in pianura. Purtroppo, diversamente da come
pensavamo, il tempo non è dei migliori, soffia un vento abbastanza
fresco anche a causa dell'esposizione del sentiero, e le nuvole basse
lasciano intravedere il sole solo per qualche attimo. Saliamo ancora
e dopo una breve sosta per mangiare qualcosa di dolce ci ritroviamo
davanti il famoso canalino, abbastanza affollato devo dire. È
piuttosto ripido, costituito da roccette e gradoni, con una lunghezza
di circa 100 m ci perette di risalire fino a poco sotto il rifugio
Benigni.
Lo risaliamo in pochi
minuti e dopo aver ripreso fiato percorriamo gli ultimo tornanti
che ci separano dal rifugio, infatti intravediamo già la bandiera
del CAI e dell'Italia.
Finalmente dopo poco meno
di 2 ore raggiungiamo il rifugio, è collocato a 2.222m in prossimità
del lago Piazzotti in una zona abbastanza pianeggiante che permette
anche l'atterraggio degli elicotteri.
Alla destra del rifugio
possiamo notare la valle di Salmurano e a circa 200 metri dal rifugio
una colonnina in metallo indica le direzioni e i nomi delle vette che
da lì possiamo osservare. Il sole, che ci grazie per alcuni minuti,
ci permette di osservare il paesaggio fino al Bernina.
Ormai si è fatto
mezzogiorno e finalmente possiamo goderci un buon pranzo in rifugio a
base di polenta, spezzatino e funghi porcini freschissimi. Visto che
il tempo non sembrava essere dei migliori preferiamo incamminarci
subito per tornare a valle da un altro sentiero, ovvero passando dal
passo di Salmurano per poi scendere al rifugio del monte Avaro.
PS. Per fare questo
itinerario bisogna ridiscendere dal canalino percorso a salire fio a
quando il sentiero dell'andata si congiunge con quello del passo,
salendo leggermente.
Noi invece sbagliano
sentiero, scendiamo alla destra dell'osservatorio e i ritroviamo su
di un ''sentiero'' ( non lo definirei tale) percorso prevalentemente
dai camosci, ripido da far paura e decisamente a strapiombo, fino a
quando ci ritroviamo ad arrampicarci in discesa per l'ultimo tratto!
purtroppo non ho le foto per documentarlo visto che ero abbastanza
impegnata a guardare dove mettere mani e piedi....dunque NON FATELO!
Dopo mezz'ora di paura raggiungiamo il vero sentiero raggiungiamo il
passo di Salmurano e ci incamminiamo nuovamente in salita per un
breve tratto prendendo il sentiero 101 che si dirige al rifugio del
monte Avaro, il sentiero più avanti incrocia il 109A, comunque ben segnalato con direzione Monte Avaro. Il percorso è abbastanza lungo ci impieghiamo circa tre
ore per raggiungere il secondo rifugio ma il sentiero è piuttosto
pianeggiante e non presenta grosse difficoltà. Notiamo diverse
marmotte a purtroppo nessun camoscio o stambecco, curiosiamo anche in
una stalla per le vacche nascosta sotto un gigantesco sasso. Quando
raggiungiamo i piani dell'Avaro il paesaggio cambia, ampi spazi,
prati infiniti e dolci pendii. L'ultimo tratto è popolato da
moltissime mucche da latte, cavallini e capre che si godono il sole.
(Le nuvole sono rimaste ferme in cima al Benigni). Il rifugio del
monte Avaro è molto grande infatti è anche un albergo, ci fermiamo
poco più avanti ad un bar ristorante poco più avanti dove possiamo
fare merenda. Sono ormai le 4 ed è ora di ritornare a casa. Ci
incamminiamo un po' stanchi lungo la strada asfaltata che dopo circa
1,5 km ci riporta alla macchina e al nostro punto di partenza.
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