1 Settembre 2013
da Brumano.
Distanza totale: 8.13 km
Tempo: 4h 30 min
Dislivello: 924 m
Sentiero: 578-571
domenica 22 settembre 2013
lunedì 26 agosto 2013
COCA, CURO' BARBELLINO IN DUE GIORNI DA VALBONDIONE
23 luglio 2013.
Valbondione, ore 8.
Direzione Rifugio Coca.
Lasciamo la macchina nel piccolo parcheggio esattamente davanti
all'inizio del sentiero 301, attraversiamo il ponticello sopra al
torrente e iniziamo a salire il ripido sentiero che non ci darà
tregua fino alla prima tappa. Ci inerpichiamo tra erbacce, massi e
gradoni naturali fino a raggiungere il rifugio dopo circa 2 ore e 45
minuti. Il dislivello è circa 1000 metri in 1,8 km, piuttosto
pesante. Il cielo è azzurro come non avevo mai visto, un bellissimo
sole splende, non c'è una nuvola. Facciamo una breve pausa per
mangiare qualcosina e ricaricarci fino alle 11.30 quando decidiamo di
ripartire, direzione Rifugio Curò. Il rifugista del Coca ci ha
consigliato di percorrere il sentiero basso 303, poiché il sentiero
alto 323 risulta troppo lungo e pericoloso a causa della neve quasi
perenne. Tuttavia il 303 non sembra facile come dicono, l'esposizione
favorevole garantisce il sole sopra di noi, il che non è male in
montagna, ma la stagione e l'altitudine ci fanno sudare non poco e il
peso degli zaini si fa sentire con i continui strappi in salita. Il
sentiero prende quota molto velocemente, numerosi sono i passaggi
ripidi e stretti, alcuni attrezzati con catene fisse lungo la parete.
Il paesaggio intorno a noi toglie il fiato. Fortunatamente molti sono
i torrenti che scorrono sul percorso, alcuni generati dalla neve in
disgelo, questi piccoli corsi d'acqua ci hanno dissetato molte vole
lungo il percorso. Nessuno ci accompagna, percorriamo l'intero
sentiero da soli, incontriamo solo alla fine altri due escursionisti
che si incamminano in senso opposto. Purtroppo non riusciamo a
scorgere nemmeno un camoscio. Superiamo il passo del Corno, dopo un
passaggio particolarmente impegnativo, da lì possiamo intravedere il
meraviglioso lago artificiale del Barbellino, dietro di esso il
rifugio Curò e l'imponente diga che contiene quella gigantesca massa
d'acqua azzurra. Un numerosissimo gregge di pecore colora di bianco
il verde prato sottostante la diga. Risaliamo l'ultimo tratto fino
alla sponda dell'Arsena a 2300m, da lì il sentiero inizia
finalmente a scendere. Scendiamo seguendo dei piccoli tornanti fino a
quando ci troviamo quasi sotto la diga, lì un altro torrente scorre
tranquillo tra grossi massi. L'acqua ha creato delle piccole piscine
naturali dall'acqua cristallina dove ci fermiamo per circa un'ora a
rinfrescare i piedi affaticati dal lungo percorso. Rimettiamo zaini e
scarponi e percorriamo l'ultima l'ultima salita che ci permette di
raggiungere la sponda della diga. Proseguiamo lungo il bacino fino a
quando alle 17 raggiungiamo il Curò. Ci sistemiamo in una semplice
cameretta, prepariamo il letto, e facciamo una meravigliosa doccia
calda, aspettiamo la cena fino alle 19.30 facendo quattro chiacchiere
con altri escursionisti. Siamo molto fortunati perchè per tutto il
giorno ci ha accompagnato un sole magnifico ma alle 18 il cielo si è
rannuvolato e un forte temporale si è scatenato sul rifugio dalle 19
fino a tarda notte. Meglio non trovarsi mai fuori in queste
condizioni...chissà dove si sarà rifugiato il pastore con le
pecore?!...la cena è ottima, come sempre al Curò. Ore 21.30 tutti a
letto.
Totale ore di cammino 1°
giorno: 7 ore circa.
Dislivello totale
Valbondione → Coca → Curò: 2600m
km percorsi: 8
24 luglio 2013.
ore 7 circa ci svegliamo
e rifacciamo gli zaini. Il sole splende di nuovo, la notte ha portato
con sé il temporale del giorno precedente. La colazione, anche se
non molto sostanziosa, ci ridà la carica per partire alla volta del
Rifugio del Barbellino. Poco prima delle 8 ci rimettiamo in cammino
con due signori che hanno percorso il nostro stesso itinerario.
Percorriamo il sentiero 308, ampio e semplice, senza strappi e con un
dolce dislivello. Il paesaggio è sempre meraviglioso, torrenti,
rocce, ammassi di neve, baite e greggi. Con calma in circa 2 ore
raggiungiamo il Rifugio del Barbellino, piccolo e grigio con le
imposte rosse, ma molto ben tenuto. Poco distante si trova l'omonimo
lago naturale, bellissimo e in parte ancora innevato. Numerosi sono
gli itinerari percorribili da questo rifugio, tra cui la cima del
Gleno, il Recastello, la valle del Trobio, i laghetti dei corni neri,
il passo di Caronella o le sorgenti del fiume Serio. Un piccolo
''iceberg'' galleggia al centro del lago e una lingua di ghiaccio si
nasconde sotto la morbida superficie della l'acqua creando un gioco
di colori bianchi e azzurri. Le dimensioni del lago sono modeste ma
la curiosità ci spinge a percorrere tutto il suo perimetro in
compagnia dei nostri due amici di Como incontrati al Curò.
Nonostante tutto impieghiamo circa un'ora per fare il giro completo.
Ci vuole un po' di attenzione nel tratto ancora innevato, una
scivolata vorrebbe dire un bagno diretto con tuffo nel lago
ghiacciato...meglio di no!
Sono ormai le 11 e il
cielo si sta rannuvolando, decidiamo quindi di fare ritorno al Curò
per pranzo percorrendo il sentiero dell'andata. Il cielo non promette
per niente bene quindi è il caso di avviarci verso valle lungo il
sentiero 305. Poco dopo le 13 inizia a piovigginare ma a valle si
nota una pioggia più fitta. Rain cover allo zaino, guiscio
impermeabile anti-vento e via a Valbondione. Scendiamo molto
velocemente i tornanti che abbiamo già percorso altre due volte e
senza fermarci in circa due ore arriviamo alla macchina, ha smesso di
piovere ma l'umido si sente e il sudore ci infreddolisce, alla
macchina ci cambiamo e ripartiamo comodamente seduti, direzione
Bergamo.
Km totali 2° giorno: 15
ore di cammino: 6
Dislivello totale Curò →
Barbellino → Curò → Valbondione : 1400m
RIFUGIO CALVI E TRAVERSATA IN DIREZIONE RIF.LONGO
Domenica 25 agosto 2013.
Carona,
ora 9.
Superiamo
il cimitero e svoltiamo a sinistra dove un cartello indica la
direzione per il Rif.Calvi, lasciamo la macchina dall'inizio della
strada ad accesso limitato che conduce al borgo di Pagliari.
Raggiunto
il piccolo abitato decidiamo di prendere il sentiero estivo il 247 a
differenza di quello tradizionale, il 210, che può essere praticato
anche in inverno poichè si tratta di una jeppabile solo per pochi
tratti sterrata. Lo stesso sentiero conduce anche al Rif. Longo.
(
percorso ben segnalato, un pò meno il sentiero 247). Il
sentiero estivo prosegue sul versante opposto rispetto a quello
tradizionale salendo nei boschi fino alla località Dosso dei
Signori, dove incontriamo una diga dell'Enel e un bellissimo laghetto
artificiale con acqua cristallina, peccato sia gelida! Poco dopo
incrociamo il sentiero 213 che conduce ai Laghi gemelli, proseguendo
su questo sentiero dopo un breve tratto raggiungiamo nuovamente la
strada che ci condurrà alla Baita della Capra. Da qui prendiamo il
sentiero 210 che ci accompagnerà al lago Fregabolgia, piuttosto
grande e chiuso da una bella diga. In dieci minuti dal lago
raggiungiamo Rif.Calvi, purtroppo il tempo non
è dei
migliori e il sole compare solo per pochi minuti.
Sono ormai le 11.30
e decidiamo di fermarci al rifugio per pranzo con l'idea di
raggiungere il Rif.Longo dopo mangiato. Tutto sommato il sentiero è
abbastanza facile, senza strappi, solo con un pò di saliscendi,
piacevole e rilassante per i lunghi tratti nel bosco.
Il
pranzo è ottimo e il rifugio poco affollato. Dopo
pranzo, alle 13 circa decidiamo di incamminarci verso il Rif.Longo
prendendo il sentiero più basso 246 in direzione baita
dell'Armentarga. Arriviamo piuttosto velocemente alla Baita.
Oltrepassata, il sentiero si alza leggermente e si stringe molto ma
fortunatamente è stato attrezzato con un cavo d'acciaio, un pò di
attenzione è comunque necessaria. Superato questo tratto ci
ritroviamo dalla parte opposta rispetto alla strada (sent.208) che
scende dal Longo. Il rifugio è davanti a noi, non molto lontano, ma
la pioggia inizia a cadere, il cielo è ormai completamente coperto e
grigio, le nuvole basse nascondono anche il rifugio. Preoccupata per
il meteo decido di tornare indietro, l'unico modo è
attraversare il torrente e raggiungere la
strada 208. Così facciamo, la pioggia continua, ininterrottamente, a
tratti anche piuttosto intensa, per fortuna i nostri gusci ci
proteggono bene e ci lasciano caldi e asciutti. Purtroppo il tempo
non ha concesso molte foto, ne avrebbero meritate almeno un
paio le splendide baite dei pastori e le mucche, in fila per essere
munte. Percorriamo la strada insieme ad altri escursionisti muniti di
K-way o di ombrello, prima di raggiungere Pagliari alla nostra destra
incontriamo una bellissima cascata e riusciamo a fare qualche foto
giusto con il cellulare. Poco dopo, circa un'oretta e mezzo dalla
partenza siamo nuovamente a Pagliari e quindi alla macchina. Ormai ha
smesso di piovere anche se il cielo rimane coperto. Zaini nel baule,
via gli scarponi e torniamo a casa.
lunedì 22 luglio 2013
DAL RIFUGIO BENIGNI AL RIFUGIO DEL MONTE AVARO.
ore 9, in tutta calma
raggiungiamo Cusio e superato il centro storico, lasciamo la macchina
lungo la strada precisamente alla curva degli Sciocc, ben visibile
per la presenza di numerose macchine e grazie ad un cartello che
indica se il rifugio Benigni è aperto o no.
Ci incamminiamo per il
sentiero 108. Il primo pezzo sale piuttosto dolcemente, costeggia il
bosco fino a raggiungere una grande baita, qui il sentiero si apre,
un ruscello scorre tranquillo e si intravede il sentiero che si
inerpica lungo la montagna. Segue un tratto abbastanza ripido con una
serie di tornantini, fino a quando, superato questo punto il
paesaggio si apre, alla nostra destra c'è la montagna alla sinistra
guardiamo a valle fino in pianura. Purtroppo, diversamente da come
pensavamo, il tempo non è dei migliori, soffia un vento abbastanza
fresco anche a causa dell'esposizione del sentiero, e le nuvole basse
lasciano intravedere il sole solo per qualche attimo. Saliamo ancora
e dopo una breve sosta per mangiare qualcosa di dolce ci ritroviamo
davanti il famoso canalino, abbastanza affollato devo dire. È
piuttosto ripido, costituito da roccette e gradoni, con una lunghezza
di circa 100 m ci perette di risalire fino a poco sotto il rifugio
Benigni.
Lo risaliamo in pochi
minuti e dopo aver ripreso fiato percorriamo gli ultimo tornanti
che ci separano dal rifugio, infatti intravediamo già la bandiera
del CAI e dell'Italia.
Finalmente dopo poco meno
di 2 ore raggiungiamo il rifugio, è collocato a 2.222m in prossimità
del lago Piazzotti in una zona abbastanza pianeggiante che permette
anche l'atterraggio degli elicotteri.
Alla destra del rifugio
possiamo notare la valle di Salmurano e a circa 200 metri dal rifugio
una colonnina in metallo indica le direzioni e i nomi delle vette che
da lì possiamo osservare. Il sole, che ci grazie per alcuni minuti,
ci permette di osservare il paesaggio fino al Bernina.
Ormai si è fatto
mezzogiorno e finalmente possiamo goderci un buon pranzo in rifugio a
base di polenta, spezzatino e funghi porcini freschissimi. Visto che
il tempo non sembrava essere dei migliori preferiamo incamminarci
subito per tornare a valle da un altro sentiero, ovvero passando dal
passo di Salmurano per poi scendere al rifugio del monte Avaro.
PS. Per fare questo
itinerario bisogna ridiscendere dal canalino percorso a salire fio a
quando il sentiero dell'andata si congiunge con quello del passo,
salendo leggermente.
Noi invece sbagliano
sentiero, scendiamo alla destra dell'osservatorio e i ritroviamo su
di un ''sentiero'' ( non lo definirei tale) percorso prevalentemente
dai camosci, ripido da far paura e decisamente a strapiombo, fino a
quando ci ritroviamo ad arrampicarci in discesa per l'ultimo tratto!
purtroppo non ho le foto per documentarlo visto che ero abbastanza
impegnata a guardare dove mettere mani e piedi....dunque NON FATELO!
Dopo mezz'ora di paura raggiungiamo il vero sentiero raggiungiamo il
passo di Salmurano e ci incamminiamo nuovamente in salita per un
breve tratto prendendo il sentiero 101 che si dirige al rifugio del
monte Avaro, il sentiero più avanti incrocia il 109A, comunque ben segnalato con direzione Monte Avaro. Il percorso è abbastanza lungo ci impieghiamo circa tre
ore per raggiungere il secondo rifugio ma il sentiero è piuttosto
pianeggiante e non presenta grosse difficoltà. Notiamo diverse
marmotte a purtroppo nessun camoscio o stambecco, curiosiamo anche in
una stalla per le vacche nascosta sotto un gigantesco sasso. Quando
raggiungiamo i piani dell'Avaro il paesaggio cambia, ampi spazi,
prati infiniti e dolci pendii. L'ultimo tratto è popolato da
moltissime mucche da latte, cavallini e capre che si godono il sole.
(Le nuvole sono rimaste ferme in cima al Benigni). Il rifugio del
monte Avaro è molto grande infatti è anche un albergo, ci fermiamo
poco più avanti ad un bar ristorante poco più avanti dove possiamo
fare merenda. Sono ormai le 4 ed è ora di ritornare a casa. Ci
incamminiamo un po' stanchi lungo la strada asfaltata che dopo circa
1,5 km ci riporta alla macchina e al nostro punto di partenza.
Iscriviti a:
Post (Atom)