lunedì 26 agosto 2013

COCA, CURO' BARBELLINO IN DUE GIORNI DA VALBONDIONE

23 luglio 2013.

Valbondione, ore 8.
Direzione Rifugio Coca. Lasciamo la macchina nel piccolo parcheggio esattamente davanti all'inizio del sentiero 301, attraversiamo il ponticello sopra al torrente e iniziamo a salire il ripido sentiero che non ci darà tregua fino alla prima tappa. Ci inerpichiamo tra erbacce, massi e gradoni naturali fino a raggiungere il rifugio dopo circa 2 ore e 45 minuti. Il dislivello è circa 1000 metri in 1,8 km, piuttosto pesante. Il cielo è azzurro come non avevo mai visto, un bellissimo sole splende, non c'è una nuvola. Facciamo una breve pausa per mangiare qualcosina e ricaricarci fino alle 11.30 quando decidiamo di ripartire, direzione Rifugio Curò. Il rifugista del Coca ci ha consigliato di percorrere il sentiero basso 303, poiché il sentiero alto 323 risulta troppo lungo e pericoloso a causa della neve quasi perenne. Tuttavia il 303 non sembra facile come dicono, l'esposizione favorevole garantisce il sole sopra di noi, il che non è male in montagna, ma la stagione e l'altitudine ci fanno sudare non poco e il peso degli zaini si fa sentire con i continui strappi in salita. Il sentiero prende quota molto velocemente, numerosi sono i passaggi ripidi e stretti, alcuni attrezzati con catene fisse lungo la parete. Il paesaggio intorno a noi toglie il fiato. Fortunatamente molti sono i torrenti che scorrono sul percorso, alcuni generati dalla neve in disgelo, questi piccoli corsi d'acqua ci hanno dissetato molte vole lungo il percorso. Nessuno ci accompagna, percorriamo l'intero sentiero da soli, incontriamo solo alla fine altri due escursionisti che si incamminano in senso opposto. Purtroppo non riusciamo a scorgere nemmeno un camoscio. Superiamo il passo del Corno, dopo un passaggio particolarmente impegnativo, da lì possiamo intravedere il meraviglioso lago artificiale del Barbellino, dietro di esso il rifugio Curò e l'imponente diga che contiene quella gigantesca massa d'acqua azzurra. Un numerosissimo gregge di pecore colora di bianco il verde prato sottostante la diga. Risaliamo l'ultimo tratto fino alla sponda dell'Arsena a 2300m, da lì il sentiero inizia finalmente a scendere. Scendiamo seguendo dei piccoli tornanti fino a quando ci troviamo quasi sotto la diga, lì un altro torrente scorre tranquillo tra grossi massi. L'acqua ha creato delle piccole piscine naturali dall'acqua cristallina dove ci fermiamo per circa un'ora a rinfrescare i piedi affaticati dal lungo percorso. Rimettiamo zaini e scarponi e percorriamo l'ultima l'ultima salita che ci permette di raggiungere la sponda della diga. Proseguiamo lungo il bacino fino a quando alle 17 raggiungiamo il Curò. Ci sistemiamo in una semplice cameretta, prepariamo il letto, e facciamo una meravigliosa doccia calda, aspettiamo la cena fino alle 19.30 facendo quattro chiacchiere con altri escursionisti. Siamo molto fortunati perchè per tutto il giorno ci ha accompagnato un sole magnifico ma alle 18 il cielo si è rannuvolato e un forte temporale si è scatenato sul rifugio dalle 19 fino a tarda notte. Meglio non trovarsi mai fuori in queste condizioni...chissà dove si sarà rifugiato il pastore con le pecore?!...la cena è ottima, come sempre al Curò. Ore 21.30 tutti a letto.

Totale ore di cammino 1° giorno: 7 ore circa.
Dislivello totale Valbondione → Coca → Curò: 2600m
km percorsi: 8



24 luglio 2013.

ore 7 circa ci svegliamo e rifacciamo gli zaini. Il sole splende di nuovo, la notte ha portato con sé il temporale del giorno precedente. La colazione, anche se non molto sostanziosa, ci ridà la carica per partire alla volta del Rifugio del Barbellino. Poco prima delle 8 ci rimettiamo in cammino con due signori che hanno percorso il nostro stesso itinerario. Percorriamo il sentiero 308, ampio e semplice, senza strappi e con un dolce dislivello. Il paesaggio è sempre meraviglioso, torrenti, rocce, ammassi di neve, baite e greggi. Con calma in circa 2 ore raggiungiamo il Rifugio del Barbellino, piccolo e grigio con le imposte rosse, ma molto ben tenuto. Poco distante si trova l'omonimo lago naturale, bellissimo e in parte ancora innevato. Numerosi sono gli itinerari percorribili da questo rifugio, tra cui la cima del Gleno, il Recastello, la valle del Trobio, i laghetti dei corni neri, il passo di Caronella o le sorgenti del fiume Serio. Un piccolo ''iceberg'' galleggia al centro del lago e una lingua di ghiaccio si nasconde sotto la morbida superficie della l'acqua creando un gioco di colori bianchi e azzurri. Le dimensioni del lago sono modeste ma la curiosità ci spinge a percorrere tutto il suo perimetro in compagnia dei nostri due amici di Como incontrati al Curò. Nonostante tutto impieghiamo circa un'ora per fare il giro completo. Ci vuole un po' di attenzione nel tratto ancora innevato, una scivolata vorrebbe dire un bagno diretto con tuffo nel lago ghiacciato...meglio di no!
Sono ormai le 11 e il cielo si sta rannuvolando, decidiamo quindi di fare ritorno al Curò per pranzo percorrendo il sentiero dell'andata. Il cielo non promette per niente bene quindi è il caso di avviarci verso valle lungo il sentiero 305. Poco dopo le 13 inizia a piovigginare ma a valle si nota una pioggia più fitta. Rain cover allo zaino, guiscio impermeabile anti-vento e via a Valbondione. Scendiamo molto velocemente i tornanti che abbiamo già percorso altre due volte e senza fermarci in circa due ore arriviamo alla macchina, ha smesso di piovere ma l'umido si sente e il sudore ci infreddolisce, alla macchina ci cambiamo e ripartiamo comodamente seduti, direzione Bergamo.

Km totali 2° giorno: 15
ore di cammino: 6

Dislivello totale Curò → Barbellino → Curò → Valbondione : 1400m


RIFUGIO CALVI E TRAVERSATA IN DIREZIONE RIF.LONGO


Domenica 25 agosto 2013.


Carona, ora 9.
Superiamo il cimitero e svoltiamo a sinistra dove un cartello indica la direzione per il Rif.Calvi, lasciamo la macchina dall'inizio della strada ad accesso limitato che conduce  al borgo di Pagliari.
Raggiunto il piccolo abitato decidiamo di prendere il sentiero estivo il 247 a differenza di quello tradizionale, il 210, che può essere praticato anche in inverno poichè si tratta di una jeppabile solo per pochi tratti sterrata. Lo stesso sentiero conduce anche al Rif. Longo. 
( percorso ben segnalato, un pò meno il sentiero 247).  Il sentiero estivo prosegue sul versante opposto rispetto a quello tradizionale salendo nei boschi fino alla località Dosso dei Signori, dove incontriamo una diga dell'Enel e un bellissimo laghetto artificiale con acqua cristallina, peccato sia gelida! Poco dopo incrociamo il sentiero 213 che conduce ai Laghi gemelli, proseguendo su questo sentiero dopo un breve tratto raggiungiamo nuovamente la strada che ci condurrà alla Baita della Capra. Da qui prendiamo il sentiero 210 che ci accompagnerà al lago Fregabolgia, piuttosto grande e chiuso da una bella diga. In dieci minuti dal lago raggiungiamo Rif.Calvi,  purtroppo il tempo non 
è dei migliori e il sole compare solo per pochi minuti. 
Sono ormai le 11.30 e decidiamo di fermarci al rifugio per pranzo con l'idea di raggiungere il Rif.Longo dopo mangiato. Tutto sommato il sentiero è abbastanza facile, senza strappi, solo con un pò di saliscendi, piacevole e rilassante per i lunghi tratti nel bosco.
Il pranzo è ottimo e il rifugio poco affollato. Dopo pranzo, alle 13 circa decidiamo di incamminarci verso il Rif.Longo prendendo il sentiero più basso 246 in direzione baita dell'Armentarga. Arriviamo piuttosto velocemente alla Baita. Oltrepassata, il sentiero si alza leggermente e si stringe molto ma fortunatamente è stato attrezzato con un cavo d'acciaio, un pò di attenzione è comunque necessaria. Superato questo tratto ci ritroviamo dalla parte opposta rispetto alla strada (sent.208) che scende dal Longo. Il rifugio è davanti a noi, non molto lontano, ma la pioggia inizia a cadere, il cielo è ormai completamente coperto e grigio, le nuvole basse nascondono anche il rifugio. Preoccupata per il meteo decido di tornare indietro, l'unico modo è attraversare il torrente e raggiungere la strada 208. Così facciamo, la pioggia continua, ininterrottamente, a tratti anche piuttosto intensa, per fortuna i nostri gusci ci proteggono bene e ci lasciano caldi e asciutti. Purtroppo il tempo non ha concesso molte foto, ne avrebbero meritate almeno un paio le splendide baite dei pastori e le mucche, in fila per essere munte. Percorriamo la strada insieme ad altri escursionisti muniti di K-way o di ombrello, prima di raggiungere Pagliari alla nostra destra incontriamo una bellissima cascata e riusciamo a fare qualche foto giusto con il cellulare. Poco dopo, circa un'oretta e mezzo dalla partenza siamo nuovamente a Pagliari e quindi alla macchina. Ormai ha smesso di piovere anche se il cielo rimane coperto. Zaini nel baule, via gli scarponi e torniamo a casa.


Diga dell'Enel









Diavolo e Diavolino..prossime mete!